Sono in aereo da circa 7 ore. Ascolto un po’ di musica e penso a questa nuova avventura che sta per cominciare. Tra qualche ora atterrerò a Rio de Janeiro. Sembra ancora un sogno. Ho con me una guida presa in prestito in biblioteca a Rimini, per studiare meglio i luoghi da visitare. Accanto a me c’è una simpatica signora brasiliana, Magda. Abbiamo parlato un po’ e mi ha invitato a trascorrere a casa sua il prossimo capodanno, se non il carnevale che a suo parere è l’evento più bello e spettacolare di tutto l’anno. Questo Paese inizia già a piacermi.
Oggi mi sento un po’ strana. Come d’altronde ogni volta che inizia o finisce una nuova avventura. Metto un po’ in ordine i miei pensieri, come a voler racchiudere la mia vita in capitoli . Ad ogni capitolo sono costretta a fare un resoconto di quello che ho fatto fino a quel momento e a che cosa sto guardando. Penso che mi aiuti a tenere tutto sotto controllo, come se ne avessi veramente il potere!
In particolar modo, ad ogni nuovo viaggio corrisponde una forte sensazione di nostalgia per la mia famiglia, che spesso saluto in lacrime, così come per gli amici ormai sparsi un po’ ovunque, che rivedo sempre con molto piacere. Ma subito subentra quella scarica elettrica, quella voglia di mangiare il mondo che non mi fa stare ferma sulla sedia. E penso a tutti quegli amici e a quelle famiglie che non avrei mai conosciuto se non fosse stato per questa passione. Ognuno di loro mi ha arricchito e al tempo stesso spogliato di un pezzetto della mia anima rimasta lì con loro per sempre. Il bello di cambiare continuamente è proprio quello di conoscere nuova gente, camminare su strade straniere, mangiare cibo mai visto prima ed essere capace di riscoprirsi. Sì perché ad ogni cambiamento corrisponde la possibilità di ricominciare. Ogni volta che chiudo un capitolo mi sento enormemente mutata, più matura, più donna, più umana. È qualcosa spesso invisibile agli occhi di molti, ma che cambia il modo in cui guardo attraverso i miei occhi.
Mentre scrivo mi rendo conto che ho la felicità che sprigiona da ogni poro. Sto ascoltando Manu Chao, che mi mette sempre di buon umore. Ecco è grazie a Sonia che ora mi piace persino la musica reggae. Lei è il motivo del mio viaggio. Tra poche ore sarà agli arrivi ad aspettarmi con Arianna, una sua amica incontrata durante il loro Erasmus Mundus in Argentina, che ci accompagnerà in questa avventura. Non sto più nella pelle. Oggi è anche il compleanno di Sonia e in qualche modo questo sarà il suo regalo di compleanno. Non ci ho pensato due volte a prenotare il volo e raggiungerla. Oltre che amica di università è diventata ormai la mia spalla, il mio punto fermo in tutto questo trambusto di cambiamenti. E con lei ho la garanzia che ogni viaggio sarà un’esperienza indimenticabile!
Sono le 18.35 e tra 3 ore è previsto l’arrivo nella grande metropoli. Sto per godermi un tramonto pazzesco dal mio finestrino. È la parte che più adoro di tutto il viaggio in aereo (oltre a dormire come un ghiro tra un film e l’altro).
Ed eccoci finalmente insieme a Rio de Janeiro. Qui alloggiamo al Misti Hostel Copacabana, un discreto ostello per 10 euro a notte. Andiamo subito sul monte Corcovado per visitare il famoso Cristo Redentore , alto ben 38 metri ed annoverato tra le sette meraviglie del mondo moderno. Dopo una lunga attesa e aver pagato circa 15 euro, riusciamo finalmente a salire. La vista sulla città è mozzafiato e ci sembra ancora un sogno essere qui in questo momento. Decidiamo poi di riposarci un po’ sulle spiagge di Copacabana dove assaggiamo per la prima volta la vera Caipirinha brasiliana, a base di cachaça, lime, zucchero di canna e ghiaccio oltre ad un ottimo formaggio (queso asado) arrostito direttamente in spiaggia. In serata ci facciamo un giro nei locali del quartiere per assaporare un po’ di musica locale insieme ad una buona birra e
un po’ di nuovi amici.
Il giorno successivo acquistiamo un Favelas Tour presso il nostro ostello ad un costo di circa 20 euro. È indubbiamente la parte che più ci ha colpito di tutta la metropoli. Ci accompagna Vicente, un ragazzo brasiliano che studia relazioni internazionali ed insegna capoeira. Da qualche anno si è specializzato come guida nelle favelas. Andiamo a visitare quella più famosa, a sud-ovest: Rocinha. Una volta sul posto prendiamo delle moto taxi per risalire la collina su cui si sviluppa appunto la favela. Questo nome infatti deriva da una tipologia di albero con radici grandi e resistenti, come queste piccole case costruite in posizioni che sfidano la forza di gravità. Una volta in cima, iniziamo a scendere a piedi mentre Vicente ci racconta un po’ come funziona la vita da queste parti. Ci troviamo davanti ad una realtà totalmente differente: tra strade non esattamente pulite, dove la spazzatura viene raccolta in alcuni angoli della strada ed i cavi elettrici assomigliano ad un groviglio nero. Qui infatti costa meno aggiungere un nuovo cavo piuttosto che riparare quello guasto e l’importante è che le cose funzionino, non che siano belle o piacevoli da vedere.
Entriamo in una casa di un signore che ora l’ha lasciata in gestione a dei giovani del posto per farne un ostello. Ha una posizione strategica sulla città con una vista incredibile. Di qui si riesce a scorgere chiaramente qualsiasi quartiere della città. Vicente ci spiega che la parte Ovest è quella più recente in cui ci sono le case più ricche ma dove tra i poveri esiste una mafia, chiamata milizia, che chiede loro denaro in cambio di un misero lavoro.
La parte sud è invece accessibile ai favelas tour grazie ad un processo di pacificazione in atto dal 2008 . Esso infatti ha l’obiettivo di diminuire la quantità di armi pesanti e allo stesso tempo ridurre il numero dei poliziotti che, ormai corrotti, provocano molte vittime innocenti coinvolte nelle sparatorie. Questo è ciò che accade giornalmente a Nord, sulla collina, dove vive la maggioranza della gente più povera e di cui il governo non si interessa affatto. Questa zona è infatti inaccessibile a qualsiasi turista. A differenza della parte sud che invece si è sviluppata in funzione della zona turistica di Copacabana e Ipanema, per dare una casa a tutti i lavoratori della zona. Questa parte dunque, che è quella in cui ci troviamo, è piuttosto sicura, fatta eccezione per alcuni punti di spaccio di droga in cui Vicente ci ha espressamente vietato di scattare foto.
Nelle strade ci soffermiamo ad ammirare i molteplici murales coloratissimi e stravaganti. Molti sono attribuibili al giovane artista WARK i cui soggetti principali sono gli angeli. Vicente ci porta persino nel suo laboratorio per incontrarlo!
Durante la passeggiata, la nostra simpatica guida privata ci fa assaggiare delle buonissime palline di formaggio -chiamate pan de queso- fatte con farina di tapioca (quindi anche senza glutine),e un ottimo Açaí, ovvero una granita ricavata dall’omonimo frutto mischiata a sciroppo di guaranà.
Abbiamo trascorso a Rio solo qualche giorno, ma ne siamo affascinate, non tanto per la caipirinha in spiaggia, o i mega palazzoni a ridosso della famosissima Copacabana, ma per l’essenza che in poco tempo siamo riuscite a cogliere. Ci ha segnato particolarmente la normalità di una vita vissuta tra droga, sparatorie e criminalità. Ma ancor di più ci hanno colpito quelle persone che hanno voglia di cambiare e che non si arrendono, che fanno nel loro piccolo qualcosa per rendere questo posto una città più vivibile per le nuove generazioni.
È stato un ottimo inizio per il nostro tour brasiliano e Arianna, la nostra fotografa ufficiale, è un ottimo elemento aggiunto alla squadra Sonia-Marica! Prossima tappa: la meravigliosa Ilha Grande!