È giunto il momento di raccontarvi del nostro viaggio al punto più a Nord del Sud America: Cabo de la Vela.
Cabo de la Vela si trova nella
regione di La Guajira che è uno dei 32 dipartimenti della Colombia, il cui capoluogo è Riohacha. È una regione che dispone di paesaggi mozzafiato oltre alla possibilità di vivere a stretto contatto con la
popolazione indigena locale chiamata Wayuu. Questa tribù indigena rappresenta quasi il 45% della popolazione de La Guajira ed ha una particolarità: i bambini quando nascono prendono il cognome della madre perché, al contrario di qualsiasi aspettativa, la donna non è solo il capo della famiglia ma anche la leader della cultura Wayuu. Esse inoltre si dedicano in particolar modo all’arte tessile; girando per la Colombia, infatti, sarà inevitabile trovare le coloratissime borse tipiche dell’artigianato locale alle quali non potrete resistere!
Raggiungerla non è semplicissimo ma basta chiedere consiglio alla gente del posto sempre felice di aiutare e dare buoni consigli soprattutto se si parla spagnolo.
Noi siamo partite da
Palomino (villaggio sul mare in cui ci siamo fermate per alcuni giorni ed in cui le zanzare ci hanno letteralmente divorato!) con un bus locale per circa 2 euro in direzione di
Riohacha. Da lì abbiamo proseguito con un taxi condiviso (circa 7 euro) per raggiungere il villaggio di
Uribia, dove abbiamo trascorso la notte in una sorta di ostello in mezzo al nulla data ormai la tarda ora.
Trovare queste auto condivise è piuttosto semplice anche perché i conducenti urlano continuamente per la strada specialmente se si tratta di turisti.
La mattina successiva, dopo circa 4 ore di attesa nel bel mezzo del mercato locale con tanto di carni appese circondate da insetti e molto altro ancora, abbiamo preso una Jeep condivisa (per 6 euro circa) per raggiungere finalmente Cabo in circa 1 ora su strada sterrata.
Durante il percorso in auto è facile perdersi nelle diverse sfumature della sabbia rossa che caratterizzano questa zona che, in quanto semidesertica, è quasi totalmente priva di vegetazione. Cabo de la Vela è un villaggio con casette costruite principalmente con pianta di cactus e posizionate a circa 20m dal mare.
Come potete immaginare, il villaggio non offre una vasta scelta a livello di alloggi. Generalmente si dorme su un’amaca o in stanze davvero molto essenziali caratterizzate da un letto, una finestra ed un amabile water accanto al letto con tanto di secchio per scaricare e cestino per gettare la carta igienica (sì non è facile farci l’abitudine ma poi anche questa diventa la normalità) .
Noi abbiamo scelto di alloggiare da "
Daniel" condividendo un letto (ebbene sì questa volta Sonia e Marica hanno scelto di fare le riccone dopo una settimana trascorsa dormendo su amache non esattamente comode per la schiena) per circa 5 euro a persona colazione inclusa (persino gluten free con uova e arepas per la gioia di Marica).
La doccia consiste in un secchio di acqua per camera distribuito prima del tramonto e guai a chiederlo prima o a chiederne un altro!
Non c’è elettricità né tantomeno acqua corrente o potabile.
Dopo il tramonto si accende una candela e si apprezza la luce naturale di un cielo incredibilmente stellato. I ritmi della giornata sono pertanto scanditi dalle ore solari e all'alba ci si sveglia con il canto del gallo (unito al buonissimo odore di zuppa di pollo alle 5 del mattino!).
Ma oltre ad essere
un villaggio fuori dal mondo, Cabo de la Vela offre paesaggi davvero incantevoli grazie al prorompente contrasto tra deserto e mare azzurro come nel caso del Pilon de Azucar, spiaggia raggiungibile con una moto taxi (un cinquantino in cui si va anche in 3) per circa 3 euro andata e ritorno o ancora luoghi come
Ojo de Agua ed il
Faro dal quale ammirare un tramonto a dir poco spettacolare.
Il villaggio non dispone di supermercati, pertanto la ristorazione locale è basata sulle case della gente del posto adibite a piccoli locali. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare una gentilissima signora anziana che ci preparava il pranzo ogni giorno per circa 3 euro (il pasto include generalmente pesce o carne, insalata e riso bianco).
In loco sono presenti una piccola farmacia ed un centro medico utilizzato principalmente come sala parto per le donne indigene o come stanza flebo improvvisate per turisti un po’ sfortunati (ad esempio Marica grazie all'ennesima infezione intestinale!).
Insomma è
davvero un luogo speciale, soprattutto per gli amanti del kitesurf e windsurf. Adatto a coloro capaci di fare a meno di elettricità, acqua, wifi e qualsiasi comfort per qualche giorno. Qui si impara a convivere con la natura ed a rispettarla in quanto ospite e non padrone, in completa armonia con i principi del turismo responsabile. Meta vivamente consigliata!