La parte più dura: il ritorno da un viaggio
 
Marica
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30/09/2016
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Capita spesso, soprattutto al ritorno da un viaggio, di sentirsi come paralizzato. Come se il tempo ti avesse intrappolato in uno spazio che non riesci a riconoscere, che senti stretto.
Se sei fortunato, è una sensazione che a volte si allevia ascoltando un po’ di musica o riguardando vecchie foto. Ma ritorna, quasi sempre. E non c’è musica o film o amico che possa smuoverti.
Capisci dunque che hai solo bisogno di un po’ di tempo per te. Realizzi che quello spazio in cui sei intrappolato ti serve disperatamente. Hai bisogno di dare libero sfogo alla nostalgia, all’allegria e all’immaginazione. La nostalgia di ciò che hai vissuto, l’allegria di momenti di pura adrenalina e l’immaginazione che tutto ciò non sia ancora finito.
Si perché la realtà è che quel tempo ti serve per renderti conto che i momenti passati non tornano più. E a volte non è un male. Vorresti solo però rivivere per qualche minuto o qualche ora quelle emozioni. Come quando ti risvegli da un sogno bellissimo e ci provi in tutti i modi a cercare di farlo continuare, perché sembrava così reale che non può finire così, no.
Lo stesso vale al ritorno da un viaggio. Sei lì che chiudi gli occhi e vorresti solo riprovare quell’emozione, quello stato d’animo che è capace di trasportarti indietro nel tempo e di farti ridere o piangere o arrabbiare. Se poi si torna da un lungo viaggio, di quelli che ti hanno profondamente segnato, cerchi di fare del tuo meglio per riappropriarti di un mondo che non senti più tuo, ma che ti assorbe completamente.
All’inizio sembra facile ma, con il passare del tempo, capisci che ci sono dentro di te dei vuoti difficili da colmare, che ti fanno sentire come se appartenessi ad un altro pianeta. Ed è in questi momenti che provi a riempire quei vuoti con i sorrisi e gli sguardi stranieri che non riesci a toglierti dalla testa.
Sono attimi in cui senti un attaccamento viscerale al mondo. Da perfetto ingenuo, non riesci ad accettare conversazioni sulla diversità della razza umana, immigrati ed emigrati, inutili guerre ed attacchi terroristici. Vorresti poter essere capace di esprimere a parole ed in modo razionale quanto dannatamente bello sia il mondo e quanto incredibilmente simili siamo, nonostante le mille divergenze culturali, religiose o politiche.
Ma alla fine ritorni nello spazio-tempo reale e capisci che la cosa migliore che tu possa fare per sentirti vivo è continuare a viaggiare, a scoprire ed imparare. E speri a volte di riuscire a prestare i tuoi occhi a chi è capace di ascoltarti, cercando di trasmettere quell’energia positiva e quella speranza nel mondo di cui sono in molti ad avere un disperato bisogno.