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Immerse nell’arte di George Town: isola di Penang


  Marica&Sonia   |     02/02/2018

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Arriviamo a George Town dopo 5 ore di autobus da Kuala Lumpur. Compriamo il biglietto con la compagnia City Express (costo circa 8 euro = 39 RM).

Arriviamo presso la stazione Sungai Nibong Express Bus Terminal, a 11 km dal centro storico. Dal momento che sono già le 22, decidiamo di prendere UBER (2,50 euro) per raggiungere il nostro ostello “Tido Hostel” nel centro di Georgetown.

L’ostello sembra molto carino, siamo in un dormitorio femminile di 8 letti. Paghiamo 5,60 euro (ovvero 27 RM) a notte e c’è anche la colazione inclusa (pane e marmellata). Camera con finestra questa volta. Al quinto piano c’è la sala Lounge con TV, divani e tavoli vari. Insomma ci sentiamo a nostro agio sin da subito. Unica pecca il Wi-Fi che non funziona molto bene.
La prima sera siamo abbastanza stanche quindi andiamo direttamente a dormire.

La mattina seguente iniziamo il tour del centro storico.

La città di George Town fu fondata nel 1786 dal capitano Francis Light, un alto funzionario della Compagnia britannica delle Indie orientali. Nel luglio del 2008 è stata ascritta all’elenco UNESCO dei luoghi patrimonio mondiale dell’umanità. Il riconoscimento è dovuto all’unicità architettonica e urbana, nonché all’eredità culturale del centro, testimone della presenza Sette e Ottocentesca europea in Asia, ma anche della fusione di etnie, religioni, cibi e culture che qui si sono incontrate e mescolate.

Camminando per il centro, ci rendiamo conto che siamo circondate da strutture architettoniche europee, specialmente britanniche, alcune delle quali sono state ristrutturate e trasformate in lussuosi hotels e ristoranti.

Visitiamo la Cattedrale dell’Assunzione, la Chiesa di San Giorgio, il tempio della Suprema Beatitudine, Kek Lok si (tempio buddista),  il tempio Sri Mahamariamman, la moshea Kapitsn Keling, la struttura della Corte, City Hall, Town Hall, Time Square, la Torre in memoria della Regina Victoria, la chiesa St. Pier vicino alla stazione dei traghetti e molti altri templi cinesi.

Grazie ad un amico locale cinese, ci rechiamo anche presso un mercato notturno per assaporare alcune delle prelibatezze locali. Infine facciamo visita al mercato serale di Batu Ferringhi che offre bancarelle con articoli taroccati o souvenir locali.
La temperatura è molto alta e cerchiamo di ripararci all’ombra quando possiamo. Ci sono 32 gradi ed il livello di umidità è alle stelle!

Continuiamo ad esplorare questa città alla ricerca dei graffiti che tanto la caratterizzano.
Uno degli artisti più famosi è il lituano Ernest Zacharevic. Egli è stato incaricato nel 2012 dal Consiglio municipale di Penang di creare un progetto di arte di strada a Georgetown chiamato "Specchi di George Town" che consisteva nel dipingere diversi murales su larga scala in alcuni punti della città vecchia.
Si dice che sono 9 i murales dipinti da questo artista ma noi ne riusciamo a vedere solo 5. Alcuni di essi sono scomparsi.

Il primo che vediamo è il più famoso: si tratta di 2 bambini che pedalano su una bici reale; dalle loro facce si può evincere la loro felicità.
Poi il Reaching up (raggiungimento) in Cannon street : si tratta di un bambino su una sedia che cerca di raggiungere un buco in altro.
Successivamente ne incontriamo un altro: si tratta di un ragazzo su una moto (reale) che guarda il traffico scorrere.
Il penultimo che incontriamo è quello di una bambina che si solleva con le proprie braccia. Questo murales si differenza dagli altri per la sua grande dimensione.



Ed infine incontriamo per caso un altro murales: un uomo anziano che si sta riposando su un risciò.

La street art di Georgetown ed i suoi murales rappresentano personaggi e scene che celebrano l'energia e la giocosità della vita nel centro della città. Questi murales hanno infatti trasformato quelle che erano le normali strade in quelle più insolite, vivaci e coinvolgenti, apprezzate non solo dai turisti ma anche dai locali.

Inoltre il 31 gennaio è il giorno della luna piena, e proprio durante questa ricorrenza si celebra qui il il Thaipusam. Si tratta di un festival originario dello stato del Tamil Nadu, in India, ed è celebrato in diverse regioni con popolazione Tamil, come Malesia, Singapore e Sri Lanka.



Centinaia di pellegrini si perforano bocca, lingua, braccia, petto o schiena con aghi o ganci appuntiti da cui pendono le offerte per gli Dei, che di solito consistono in frutta o contenitori con latte. Noi abbiamo assistito a questo pellegrinaggio presso il Giardino Botanico di Penang.

Ci sono intere famiglie vestite con i loro coloratissimi abiti tipici da cerimonia, che portano offerte e danzano balli popolari. Sulla strada ci sono anche diversi punti di ristoro gratuiti, messi a disposizione anche ai turisti.

E’ stata davvero un’esperienza unica che ci ha permesso di immergerci a pieno nelle tradizioni di questo popolo.  Abbiamo avuto l’enorme fortuna di poter assistere ad un festival unico durante l’anno.



Riteniamo dunque che l’isola meriti assolutamente una sosta di qualche giorno. Il mare non è sicuramente dei migliori data la sua posizione nello stretto di Melaka, ma ci si perde volentieri tra le sue stradine variopinte e tra una mix di profumi di ogni tipo di cibo da strada.

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Due instancabili viaggiatrici, con lo sguardo e i pensieri che vagano fuori dai confini del mondo.

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