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Natale a Buenos Aires


  Marica&Sonia   |     20/12/2014

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Siamo a Florianopolis. Prendiamo il bus delle 23 in direzione Porto Alegre. Il piano è di andare a Punta del Este in Uruguay e di lì prendere poi un traghetto per Buenos Aires.

Una volta a Porto Alegre però , scopriamo con grande stupore che tutti i bus diretti in Uruguay sono pieni fino a gennaio. Il nostro “non pianificare nulla in anticipo” ci era andato bene fino ad ora. Ma, prima o poi, c’è sempre qualche deviazione di percorso. Decidiamo dunque di restare una notte a Porto Alegre. Prenotiamo l’ostello Eco Hostel nel quartiere di Ciudad Baixa per circa 10 euro a persona in una stanza da 6 letti. Dopo aver mangiato qualcosa e riposato un paio d’ore, facciamo un giro per la città che notiamo subito essere popolata da numerosi senzatetto. Il giorno seguente visitiamo il centro storico, perlopiù pieno di negozi e gente che si ammassa alla ricerca di un regalo natalizio. Nel pomeriggio un ragazzo conosciuto in ostello ci offre gentilmente un passaggio alla stazione dei bus dove prendiamo l’autobus che giungerà a Buenos Aires tra sole 23 ore di viaggio!

Alle 4 del mattino il bus si ferma e dei poliziotti ci dicono di scendere. Immaginiamo che siamo arrivati alla frontiera con l’Uruguay. Sì immaginiamo perché continuano ad urlare in portoghese molto velocemente e soprattutto sono le 4 del mattino, dunque non siamo molto reattive. Ad ogni modo ci chiedono di consegnare loro il passaporto e, dopo un po’ di titubanza, vediamo che gli altri passeggeri fanno lo stesso quindi facciamo come dicono. Dopo una fila di un’ora per aspettare che ci restituiscano il passaporto, risaliamo sul bus e notiamo che mancava molta gente. Alcuni passeggeri avvisano l’autista che ci sono delle borse appartenenti a persone rimaste a terra, ma lui prosegue senza farsi molti scrupoli. Verso le 6 rifacciamo la stessa trafila per passare i controlli alla frontiera argentina. Al termine dei controlli l’autista ci annuncia che la prossima fermata sarà tra 300 km. Alle 11 del mattino quindi ci fermiamo e mangiamo qualcosa.

Arriviamo a Buenos Aires alle 3 del pomeriggio, dopo un viaggio a dir poco estenuante. Qui ci aspetta un amico di Sonia, Juan, che si è gentilmente offerto di lasciarci il suo appartamento mentre è in vacanza. Si tratta di un accogliente appartamentino nel quartiere Palermo, uno dei più ricchi della città.

Il giorno successivo è la vigilia di Natale...e fa caldo! È così strano girare in pantaloncini e canotta nel periodo natalizio. Siamo abituati ad un’atmosfera da neve e cioccolata calda davanti al camino. Ma anche così non è affatto male. Andiamo in centro, in calle Florida, dove ci dicono che è possibile cambiare gli euro ad un tasso di cambio (illegale) più vantaggioso. Ma tutto viene fatto alla luce del giorno. Ad ogni angolo c’è qualcuno che urla “cambio” con il relativo tasso di cambio che si può provare a contrattare leggermente.

Dopo aver compiuto la prima azione illecita in terra straniera, ci avviamo verso il quartiere San Telmo. È davvero carinissimo con le sue piccole stradine e le decine di negozietti vintage e di antiquariato. Ce ne innamoriamo subito!

Rientriamo a casa per prepararci una deliziosa cena da vigilia di Natale: antipasto di uova sode in salsa rosa e primo (ed unico) piatto di ravioli con burro e salvia. Il giorno di Natale giriamo tra le strade di una città fantasma. Le attività sono tutte chiuse e la gente è in casa con le proprie famiglie. Decidiamo dunque di fare un picnic a base di riso e verdure nel Parco 3 de Febrero. Qui ci godiamo il sole caldo e il silenzio della natura. Un Natale piuttosto alternativo insomma.

Il giorno seguente facciamo un giro nella parte nord di Palermo per visitare il cimitero Ricoleta, famoso per le innumerevoli figure illustri sepolte qui. All’uscita ci fermiamo a visitare un mercatino locale artigianale. Nel pomeriggio visitiamo invece il giardino giapponese della città, carino e rilassante.

Decidiamo poi di cenare a base di asado, ovvero carne di ogni genere arrostita davanti a noi, accompagnata da purè di patate e zucca. Davvero squisito! In tarda serata rivediamo i nostri amici di Florianopolis: Robi e Leo. Con loro andiamo in un locale conosciuto come “la porta rossa”, pieno di gente locale, con un’atmosfera molto tranquilla e in cui è facile fare amicizia. Usciamo dal bar alla ricerca di una discoteca ma alla fine, non riuscendo a trovarla, restiamo a chiacchierare con Robi e Leo seduti sui gradini per strada. Abbiamo riso fino a star male! Verso le 3 di notte ci fanno fare un divertente giro panoramico della città e ci fermiamo ad ammirare il Ponte della Donna (Puente de la Mujer) a Porto Madera. È un’opera del famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava ubicata in una zona moderna e piena di grattacieli. Restiamo qui a ridere e scherzare finché non vediamo sorgere il sole. È stato uno spettacolo pazzesco.


 



Rientriamo a casa verso le 6, stanche ma estremamente felici e soddisfatte.

Il giorno seguente ritorniamo nel quartiere di San Telmo perché c’è un mercato domenicale di antiquariato che vale davvero la pena visitare. Ci avviamo dopo verso uno dei quartieri più famosi di tutta Buenos Aires, ovvero La Boca. È un quartiere caratterizzato da ristorantini, locali per il tango e molti artisti di strada. Ma è noto soprattutto per la celebre via-museo Caminito. Essa è conosciuta in tutto il mondo per gli edifici variopinti in legno, ispirati alle case originarie degli immigrati di questa zona, ovvero italiani e nello specifico genovesi. Nonostante sia un quartiere molto turistico, è facile farsi trasportare dalla musica e dai colori vivaci di queste stradine che non possono fare a meno di metterci di buon umore.

Buenos Aires è sicuramente una città affascinante, un misto tra Sudamerica ed Europa, con decine di culture diverse. La gente è davvero ospitale e gentile, soprattutto quando sanno che siamo italiane. Sarà che quasi tutti hanno parenti italiani emigrati in Argentina e che molti di loro sognano di andare in Italia ma non hanno denaro sufficiente. È una città però piena di controversie, come d’altronde quasi tutti i Paesi sudamericani. Sulla strada per l’aeroporto abbiamo chiacchierato a lungo con un signore del posto che ci ha parlato dei quartieri chiamati Villas. Dice che sono l’equivalente delle favelas brasiliane ma non sono costruite ai piedi della montagna.  Formano invece interi quartieri periferici della città e sono abitati per il 20% da lavoratori e per l’80% da delinquenti. A loro fa comodo vivere qui perché non devono pagare alcun tipo di tasse allo stato ne devono lavorare. E la polizia non fa nulla perché è corrotta. Ci sono traffici di droga troppo grandi dietro tutto ciò e loro non possono che giovarne. Ci sono poi quartieri come uno al nord della città, nei pressi di Tigre, in cui vivono i narcotrafficanti più ricchi e in cui è vietato l’accesso a stranieri. Secondo lui i giovani sono ormai entrati in un giro di droga troppo rischioso e dal quale riusciranno ad uscirne solo da morti. È uno scenario piuttosto triste, al limite dell’umano e del razionale quello che ci descrive quest’uomo. Una verità facile da nascondere ai turisti, ma dura da mandar giù per la gente buona ed onesta che vive in questo Paese favoloso.

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Marica&Sonia

Due instancabili viaggiatrici, con lo sguardo e i pensieri che vagano fuori dai confini del mondo.

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